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Quando ricorrere alla separazione giudiziale

Immaginiamo due possibili scenari:

Il primo è quello in cui il legame della coppia si dissolve per una specifica colpa imputabile precisamente ad uno dei due coniugi. Caso tipico e brutale: torni a casa prima da lavoro e trovi tua moglie a letto con il vicino di casa.
Oppure, secondo scenario: marito e moglie hanno deciso di separarsi senza che vi sia una precisa responsabilità a carico di uno di essi, ma il problema è che non riescono ad accordarsi sulle condizioni della separazione consensuale (magari perché uno è disposto ad offrire dieci euro al mese di mantenimento e l’altro ne pretende invece diecimila).

Sia nel primo che nel secondo caso, l’unica strada percorribile sembrerebbe essere quella della separazione giudiziale.

Quindi per dirla meglio, la separazione giudiziale va valutata come alternativa a quella consensuale in due casi:

  1. Uno dei coniugi abbia una effettiva responsabilità in merito alle ragioni che hanno compromesso la serena vita matrimoniale (abbiamo fatto l’esempio del tradimento);
  2. Quando non si riesca a raggiungere l’accordo in merito alle condizioni della separazione.

In realtà, nel valutare entrambe queste ipotesi occorre essere molto prudenti.

Primo scenario: colpa effettiva di uno dei coniugi

Concentriamoci sulla prima ipotesi, quella del tradimento o di qualsiasi altro evento o comportamento addebitabile ad uno dei due coniugi che abbia messo in discussione il rapporto affettivo tra i coniugi.
Riguardo questa ipotesi occorre verificare se vi sia un reale interesse ad ottenere l’addebito per colpa della separazione. Non è una questione di principio, non è che il coniuge che si ritiene vittima dei comportamenti dell’altro, deve necessariamente ricorrere alla separazione giudiziale con addebito per ottenere che il giudice lo riconosca come martire delle vessazioni subite dall’altro coniuge.

La questione è principalmente patrimoniale, stiamo sempre lì, bisogna guardare alla vile pecunia e non ad una presa di posizione morale. Quando ci si separa, si ragiona di diritti (che si trasformano in soldi) e non di questioni morali.

Ma allora cosa comporta l’addebito?

Sono due gli effetti dell’addebito

  1. Il primo effetto consiste nella circostanza che il coniuge a cui è addebitata la separazione perde il diritto a percepire il mantenimento
    Questo primo effetto ci porta a ragionare sulla circostanza che ha interesse a chiedere l’addebito solo il coniuge che gode di un reddito superiore all’altro coniuge a cui verrebbe addebitata la separazione. Perché viceversa non avrebbe senso che a chiedere l’addebito fosse il coniuge con un reddito inferiore, dal momento che l’altro coniuge non avrà comunque il diritto di chiedere il mantenimento (perché appunto già guadagna di più). Si affronterebbe una separazione giudiziale per fargli perdere un diritto…che già non ha.
    Facciamo due esempi per essere più chiari. Visto che siamo in una società sessista e maschilista (ma solo per essere più chiari) in questi due esempi partiamo dal presupposto che nella coppia il marito guadagni più della moglie.
    • Primo caso in cui la colpa sarebbe da addebitare alla moglie (il marito torna a casa e trova la moglie a letto con il vicino di casa): Il marito avrà interesse a chiedere l’addebito perché così la moglie che guadagna meno perderà il diritto a chiedere il mantenimento. In questo caso, quindi, potrebbe starci la separazione con addebito.
    • Caso inverso: la moglie torna a casa e trova il marito a letto con la vicina di casa. In questo caso la moglie non avrà interesse a chiedere l’addebito. Chiedendo l’addebito, infatti, non otterrebbe nulla, poiché il marito perderebbe il diritto a percepire il mantenimento. Ma già non ce l’ha questo diritto, visto che siamo partiti dal presupposto (sessista e maschilista) in cui il marito guadagni di più.

    Torniamo al primo caso (marito che torna a casa e trova la moglie che lo tradisce) e valutiamo quanto siano ancora più marginali anche in questa ipotesi i casi in cui effettivamente possa esserci convenienza a chiedere l’addebito. La moglie fedigrafa, perderà si il diritto al mantenimento, ma non perderà in ogni caso il diritto agli alimenti.

    Dobbiamo quindi fare una brevissima digressione sulla differenza tra alimenti e mantenimento: per essere estremamente sintetici, gli alimenti rappresentano il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Il mantenimento deve invece salvaguardare il medesimo tenore di vita che si aveva in costanza di matrimonio.

    Questo significa che nei casi, abbastanza rari, in cui vi siano enormi differenze di reddito e il coniuge più abbiente abbia quindi un reddito pari a diverse migliaia di euro al mese, allora questi avrà interesse a versare gli alimenti anziché il mantenimento. Perché se col mantenimento avrebbe dovuto versare qualche migliaio di euro alla moglie per garantirle lo stesso tenore di vita, corrispondendole invece gli alimenti se la caverà con qualche centinaio di euro.
    Ma se, invece, esaminiamo i casi più frequenti dove magari la famiglia è composta da marito, moglie e uno o due figli e l’unico reddito a disposizione è di 1500 euro mensili, è chiaro che anche ragionando di mantenimento e non di alimenti, il coniuge meno abbiente beneficerà di un mantenimento che in ogni caso sarà di poche centinaia di euro. Quindi, anche in questo caso, se si tratta di una famiglia “normale” con un reddito di medio, che si tratti di mantenimento o di alimenti non fa quasi alcuna differenza. Per cui, tornando al nocciolo della questione, battersi per l’addebito, potrebbe concretamente non portare ad alcun beneficio, sotto il punto di vista economico, perché otterresti lo stesso risultato: dovrai versare quelle stesse poche centinaia di euro. Saranno a titolo di alimenti e non a titolo di mantenimento, ma in tasca non ti cambia nulla.

  2. Secondo effetto: il coniuge a cui è addebitata la separazione perde i diritti successori, non può essere erede, nel caso in cui, prima del divorzio, l’altro coniuge passi a miglior vita.Anche per quel che riguarda questo secondo effetto ci sono tre considerazioni da fare:
    • È ovvio e scontato ma lo diciamo stesso: si sta parlando di effetti successori, cioè si sta ragionando sui diritti del coniuge dopo la tua morte. Sarai morto, quindi, di quel che succede poi e di chi si dividerà le tue sostanze magari non ti importerà poi tanto. O magari si, ma questo sta a te valutarlo.
    • Seconda considerazione: il coniuge a cui è addebitata la separazione perderà i diritti successori, ma ugualmente potrà avere diritto ad un assegno vitalizio a carico dell’eredità in caso di godimento degli alimenti al momento dell’apertura della successione.
    • Terza considerazione: stiamo ragionando dei diritti successori perché in caso di separazione senza addebito i diritti successori si conservano. Il coniuge separato (senza addebito) gode degli stessi diritti successori di cui avrebbe normalmente goduto in quanto marito o in quanto moglie. Tuttavia, i diritti successori vengono meno con il divorzio. Quindi, se per una questione di principio è tuo interesse far sì che il coniuge responsabile della separazione perda i diritti successori sul tuo patrimonio, questo effetto lo otterrai comunque semplicemente divorziando. E al divorzio potrai arrivarci pure in tempi più brevi se opterai per la separazione consensuale. Con la riforma sul così detto divorzio breve, infatti, la domanda di divorzio potrà essere presentata dopo sei mesi in caso di separazione consensuale o dopo dodici mesi in caso di separazione giudiziale.

    Secondo scenario: mancato raggiungimento dell’accordo

    Torniamo alla premessa iniziale. Avevamo parlato di due scenari. Il primo è quello che abbiamo fino ad ora esaminato, in cui c’è un interesse ad ottenere l’addebito della separazione e per questo si decida di procedere giudizialmente (ma abbiamo appunto visto quanto in realtà sia marginale quest’interesse).

    Guardiamo, adesso, al secondo scenario, in cui non c’è nessuna colpa. Nessuno dei due coniugi ha trovato l’altro a letto con il vicino di casa. Marito e moglie hanno deciso di interrompere il loro matrimonio per semplici incomprensioni caratteriali. Cercano, quindi, un accordo per addivenire ad una separazione consensuale, ma quest’accordo non lo trovano (esempio tipico è che non si riescano ad accordare sull’entità del mantenimento).

    Generalmente questo è un falso problema. Molto spesso il cliente si presenta dall’avvocato dicendo “dobbiamo fare per forza la giudiziale perché mio marito (o mia moglie) mi odia e non vuole sentir ragioni” …e, invece, con una breve trattativa i due avvocati raggiungeranno l’accordo che i loro clienti dovranno semplicemente sottoscrivere.
    Finché marito e moglie cercano da soli di accordarsi è normale che perdano solo tempo ed energie. Avranno bisogno di essere guidati dai loro avvocati, per ponderare esattamente i loro interessi. Un accordo è potenzialmente sempre raggiungibile, se si mettono da parte i livori e i rancori personali. Proprio perché i coniugi molto difficilmente riusciranno a separare le questioni patrimoniali da quelle affettive e personali, quest’accordo non lo raggiungeranno mai da soli, senza l’aiuto di un esperto.

    Guardando con lucidità al problema, un accordo che sia più conveniente di una separazione giudiziale lo si troverà quasi sempre. Perché una separazione giudiziale comporta molti svantaggi.

    • La separazione giudiziale consiste, infatti, in una vera e propria causa e in quanto tale richiederà tempi molto più lunghi e molte più attività da parte dei rispettivi avvocati, quindi spese legali assolutamente maggiori.
    • Nel corso di questa causa dovranno, inoltre, svolgersi delle attività istruttorie, ciascuna delle due parti dovrà, quindi, offrire al giudice degli elementi di prova affinché assuma una decisione a proprio favore. Questo potrà significare, ad esempio, richiedere un’indagine patrimoniale sui redditi. Indagine che il giudice potrà ordinare e che sarà svolta dalla guardia di finanza. Oppure potrà essere necessario ascoltare dei testimoni: parenti, amici o addirittura i figli, che saranno chiamati a rendere la loro dichiarazione sui fatti oggetto di contesa.
    • In generale con la separazione giudiziale si acuirà la conflittualità tra i coniugi e questo comporta un maggiore stress emotivo, che durerà negli anni a venire e forse per il resto della vita.
    • Perché gli esiti della causa resteranno pur sempre incerti e imprevedibili e la decisione del giudice potrebbe essere più sfavorevole rispetto all’accordo che magari avevi rifiutato e che potresti rimpiangere.

    Tutto questo lungo discorso porta a due logiche conclusioni:

    • La prima è che la separazione giudiziale deve essere vista come l’ultima spiaggia, perché salvo rari casi non comporta alcun beneficio, ma solo notevoli svantaggi (personali, emotivi e patrimoniali).
    • La seconda è che per scongiurare il rischio di una giudiziale devi mettere da parte ogni tentativo di raggiungere autonomamente l’accordo e devi affidarti ad un avvocato competente in materia che conduca la trattativa e la porti a compimento.

    Per questo, se desideri il nostro supporto e la nostra assistenza legale, fisseremo un appuntamento presso la nostra sede più vicina e la consulenza sarà gratuita.