La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito l’utilizzabilità dei messaggi WhatsApp (o SMS) nei giudizi civili, fornendo alcune linee guida utili e necessarie in un contensto, come quello attuale, caratterizzato da una sempre crescente digitalizzazione nelle comunicazioni.
Anche la Giurisprudenza ha fatto dunque i conti con l’evolversi dei tempi delinenando un insieme di regole da seguire per il corretto utilizzo – ai fini probtori – di materiale proveniente dai sistemi di
messaggstica istantanea quale appunto Whatsapp ed SMS.
L’ordinanza n.1254/2025
Con tale ordinanza la cassazione ha riconosciuto ai messaggi Whatsapp ed SMS valore di prova documentale (utilizzabile nei procedimenti civili) dei fatti e delle circostanze in essi rappresentati.
In particolare la Corte di Cassazione considera tali comunicazioni una riproduzione informatica e meccanica ai sensi dell’art. 2712 c.c. (” Le riproduzioni fotografiche, informatiche(2) o cinematografiche, le registrazioni fonografiche e, in genere, ogni altra rappresentazione meccanica di fatti e di cose formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime”) che assume efficacia. probatoria se la parte contro è prodotta non ne contesta esplicitamente la conformità alla realtà.
Già in precedenza la Suprema Corte si era interessata alla questione con la Sentenza n. 11197 (del 27
aprile 2023), richiamata nella stessa ordinanza in commento, con la quale la Corte aveva precisato che la modalità di acquisizione dei messaggi (ad esempio screenshot) è legittima purché si possa dimostrare con certezza l’origine e l’integrità del documento digitale.
La Cassazione dunque dice sì all’acquisiazione di messaggi whatsapp quali fonte di prova ma richiede che tale acquisizione debba avvenire per mezzo di una attenta veifica tecnica, elemento imprescindibile per evitare abusi e garantire la corretta ricostruzione dei fatti di causa.
Come ammettere la prova digitale
Sulla base di queste due interessanti pronunce si può affermare che il valore probatorio dei messaggi
Whatsapp e/o SMS deve rispondere a due criteri fondamentali:
- Autenticità della provenienza: occorre dimostrare che il messaggio provenga da un dispositivo identificabile e che la trasmissione e la conservazione non ne abbiano alterato il contenuto;
- Affidabilità e integrità del contenuto: la prova deve essere supportata da strumenti tecnici e, se necessario, da perizie forensi ove vi sia ad esempio contestazione, che attestino che il contenuto non sia stato manipolato e rispecchi fedelmente la comunicazione originaria.
L’orientamento espresso dalla Cassazione rappresenta dunque un grandioso passo avanti che da un lato mira a rendere più efficiente ed al passo con i tempi il sistema probatorio nei giudizi e dall’altro invita gli operatori del diritto ad osservare regole precise in relazione alla gestione e conservazione dei dati digitali affinchè tali dati possano utilmente essere utulizzati in giudizio senza incorrere in contestazioni in ordine alla loro provenienza e/o integrità.
Certo è che sarà necessario monitorare l’applicazione pratica di tali criteri affinchè le innovazioni, anzichè costituire un valido aiuto, non si trasformino in strumenti pericolosi che potrebbero compromettere la tutela e i diritti delle parti in giudizio.