Valerio ha una splendida figlia, Aurora. Mi mostra la sua foto e gli occhi gli si fanno lucidi. Ha 47 anni ed è impiegato presso una compagnia assicurativa. Guadagna circa 1.700 euro al mese con cui viveva e faceva vivere decorosamente la sua famiglia.
Sono passati circa due anni da quando la vita gli si è rovesciata contro. Dai suoi atteggiamenti evasivi ha intuito che la moglie lo tradisse. Ha nominato un investigatore e i suoi sospetti si sono mostrati fondati.
La moglie, si chiama Carla, non ha negato il tradimento neanche per un istante e, mentre Valerio precisa questo particolare, sembra provare, anche per questo, verso di lei un odio ancora più profondo: ha un tic nervoso che lo porta a sbattere spesso le palpebre, secondo un ritmo che accompagna il racconto delle sue disgraziate vicende.
Carla ama un altro, non c’è più nulla da salvare e neanche più nulla per cui valga la pena di battersi. La legge non lascia spiragli e, da una separazione giudiziale, Valerio non otterrebbe nulla di più rispetto a quanto possa ottenere con una più pacifica, rapida ed economica consensuale. Quel che può ottenere è infatti, in entrambi i casi, nulla. Il racconto di Valerio prosegue più rapido: Aurora è affidata ad entrambi i coniugi, secondo le regole dell’affido condiviso (che sono piene di bei principi e di nessuna sostanza). Come tutti i figli di genitori separati è “collocata” presso la madre sicché a lui è riservato il diritto di farle visita da pomeriggio a sera per due giorni a settimana. La collocazione è presso la casa coniugale, da cui Valerio è, quindi, dovuto andar via, pur continuando a pagare la rata di mutuo di circa 500 euro al mese. Da allora ha preso in affitto un monolocale in periferia. Il canone di locazione è di 300 euro al mese. Oltre a rimetterci la casa, ci rimette il mantenimento: non per la moglie che è economicamente indipendente, ma per la figlia. Si accordano per 350 euro al mese più spese straordinarie. Il conto è rapido: del suo ricco stipendio a Valerio restano ogni mese poco più di 500 euro, con cui pagare tasse e benzina, mangiare cibo in scatola e “rifarsi una vita”.
Mi racconta ancora che poco tempo prima di scoprire dei tradimenti aveva promesso ad Aurora che per il suo dodicesimo compleanno avrebbero fatto una festa grandissima, in un ristorante all’aperto e che avrebbe potuto invitare tutti i suoi amici. I dodici anni di Aurora sono invece arrivati quando Valerio era già ridotto in povertà. Ha spiegato alla figlia che i festeggiamenti erano rimandati, ma solo di un poco. Il giorno dopo il compleanno, padre e figlia sono andati a mangiare al McDonald. Lungo il tragitto Aurora ha consolato il padre, dicendogli della bella giornata trascorsa con la madre e con Gianni, il suo nuovo compagno. Sono stati in un agriturismo ed è anche salita sul pony. Valerio mi diceva di aver comprato alla figlia per regalo, un grande peluche. Lo teneva sui sedili di dietro dell’auto e, mentre facevano la strada per raggiungere il fast food, aspettava il momento per darglielo. Poi Aurora gli raccontò che Gianni le aveva regalato un cucciolo di barboncino e che tenerlo per la prima volta in braccio era stata per lei “un’emozione magica”. Così prima di scendere, approfittando della distrazione della figlia, diede un colpo al pacco regalo, in modo che scomparisse dalla visuale della figlia. Quel pacco è ancora lì nell’auto e si è ripromesso di darlo alla figlia solo quando sarà abbastanza grande per capire. Valerio termina il suo racconto ripetendo due volte meccanicamente “un’emozione magica un’emozione magica”.
Mi guarda e mi chiede: “Avvocà che posso fare per migliorare la mia situazione?”
Provateci voi a spiegargli che è un uomo fortunato. È fortunato, perché c’è un esercito di padri ancora più disgraziati di lui a cui viene tolta la casa, i figli, tre quarti di stipendio e in più viene usata l’arma della denuncia estorsiva per ottenere ancora qualcosa in più.
La denuncia estorsiva funziona così: se tua moglie ti tradisce e hai qualcosa da obiettare in proposito e non ti poni a lei con sufficiente serena diplomazia, ogni parola uscita dalla tue bocca potrà essere intesa come minaccia verbale e violenza psicologica. La vittima di questa violenza potrà chiedere l’intervento dei servizi sociali per precludere al padre ogni occasione di frequentazione con i figli, così da non esporli ad alcun rischio. Potrà chiedere misure restrittive, allontanamenti cautelari e portarlo a processo. Dio non voglia che la signora in questione urti lo spigolo di un mobile camminando per casa, perché quel livido potrebbe essere refertato come il segno tangibile di una percossa.
Al padre resterà l’occasione di farsi perdonare, offrendo una congrua somma di denaro affinché la donna, persuasa della sincera contrizione dell’uomo, accetti di ritirare la querela. La denuncia estorsiva è una prassi in qualsiasi separazione giudiziale. Da un lato il marito riferisce di non poter sostenere le richieste economiche della moglie e dall’altro, la moglie riferisce di aver subito abusi e violenze domestiche.
Poi capita che qualche folle, criminale per davvero, esca fuori di senno, rifiuti l’idea di separarsi e compia qualche atto estremo. Si parla di femminicidio, delle procure che non erano intervenute malgrado la donna avesse denunciato per tempo i comportamenti violenti del marito.
C’è qualcuno che abbia voglia di dire che quella mano è stata armata anche da una legislazione in materia di diritto di famiglia che è contraria ogni più elementare principio di giustizia? C’è qualcuno che abbia il coraggio di dire che l’inerzia delle forze dell’ordine è dovuta a infiniti casi di reati inesistenti e di querele che saranno ritirate non appena l’estorsione sarà stata consumata?
Nessuno mai giustifichi gli assassini. Che brucino all’inferno, ma che siano in compagnia di chi distrugge famiglie, vite e rapporti genitoriali, di chi denuncia violenze mai subite, di chi assegna un prezzo a ciò non dovrebbe essere in vendita.
Spero che Valerio resti l’uomo forte che mi è sembrato essere, che resista tutta la vita nel suo monolocale in periferia a lavorare per uno stipendio che non vedrà mai. Che riesca a coltivare l’affetto della figlia, collezionando regali che forse non avrà mai il coraggio di darle per paura del confronto, accettando di vederla cresce con insegnamenti, stili e vezzi in cui riconoscerà comportamenti diversi da suoi.