I nostri comportamenti e le nostre emozioni vengono elicitati dai nostri pensieri automatici a loro volta prodotti da distorsioni cognitive, cioè modi di vedere la realtà, le quali derivano da schemi solidi acquisiti durante il corso della nostra storia di vita.
Auspichiamo che le persone siano flessibili, dinamiche ed orientate a risolvere i problemi e a prendere decisioni in maniera funzionale. Molto spesso però la nostra vita sembra andare sempre nello stesso modo: ci ritroviamo a scegliere lo stesso tipo di partner, a vestirci allo stesso modo, a pensare sempre coerentemente nel corso degli anni e a non cambiare la nostra reazione agli eventi negativi. Questo accade perchè siamo guidati da schemi mentali, cioè costruzioni mentali imparate probabilmente nell’infanzia su cosa è giusto e sbagliato, su come dovrebbe comportarsi una persona, su come relazionarsi agli altri e come sentire le emozioni.
Gli schemi sono egosintonici, cioè non ci accorgiamo di solito quando sono attivi perchè ormai fanno parte dei meccanismi automatici ed inconsapevoli che si attivano nelle diverse situazioni. Il lavoro difficile in questi casi, che poi si rivelano disturbi di personalità, è proprio portare alla luce e alla consapevolezza lo schema quando sta funzionando, in modo tale da accorgerci del nostro solito modo errato di funzionare.
Come faccio a capire che la mia vita è guidata da uno o più schemi? “Quando la rigidità sembra causare sempre più problemi allo svolgimento regolare della mia vita e quella degli altri, quando ho dei problemi relazionali e quando ho difficoltà a esprimere le emozioni“.
La fregatura per così dire della presa di consapevolezza dello schema è che saranno prima gli altri ad accorgersi che il soggetto è sempre stato rigido o è divenuto rigido. Ricordiamo che sino ai 18/22 anni è improprio diagnosticare un disturbo di personalità in quanto il periodo adolescenziale, (che si sta sempre più allungando a causa di fenomeni socio-culturali), prevede proprio una personalità in formazione che può cambiare, ed alcuni tratti possono essere momentanei.
Gli schemi presenti nell’individuo possono essere identificati anche dalla modalità con cui il soggetto affronta i problemi della propria vita, cioè dal suo stile di coping. Solitamente si rileva la resa, l’evitamento e l’ipercompensazione. Con la resa il soggetto non interviene e lascia che lo schema agisca e faccia il suo solito corso, con l’evitamento si può avere l’abuso di alcol o droghe oppure distrarsi facendo altro che risolvere il problema, ed ancora con l’ipercompensazione si adotta una reazione emotiva o un comportamento completamente opposto allo schema, cioè reagisco in maniera troppo ribelle, quindi non funzionale, alla situazione.
Le persone che sono mosse dagli schemi devono però prima affrontare eventuali disturbi clinici che possono avere come ansia e depressione. Chi presenta una dipendenza dovrebbe astenersi dall’uso durante la terapia.
Una volta identificati i propri schemi si cerca di capire come questi sono insorti e da dove provengono: di solito da uno dei genitori o da entrambi, o comunque dalla famiglia e successivamente si lavora per sostituire gli atteggiamenti maladattivi portati dallo schema con altri più funzionali e volti al benessere della persona con tecniche cognitive, comportamentali, esperienziali.