fbpx

Il minore vittima di violenza assistita

La violenza assistita è stata definita dal Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia) come “l’esperienza, da parte del minore di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”.

I bambini vittime di violenza assistita sono cioè i minori costretti ad essere testimoni di episodi di violenza, (statisticamente più spesso perpetrata a danno della madre) con gravi conseguenze sullo sviluppo psicologico ed emotivo.

Tale tipo di violenza domestica  – che può essere diretta o indiretta – produce effetti pregiudizievoli dal punto di vista fisico, cognitivo, comportamentale e sulle capacità di socializzazione dei bambini e degli adolescenti spesso sottovalutati.

L’aspetto più critico degli abusi e delle violenze commessi tra le mura domestiche deriva dal fatto che tali comportamenti riguardano proprio i genitori ovvero coloro che rappresentano per il minore un punto di riferimento e dai quali il minore si aspetta protezione, sicurezza e serenità.

La famiglia in questi casi perciò diventa un esempio controproducente che inevitabilmente destabilizza il minore nella sua crescita psicofisica.

Gli effetti negativi della violenza assistita possono condurre a conseguenze nefaste per il minore e possono determinare traumi a volte anche permanenti: autorevoli studi hanno dimostrato infatti che i bambini testimoni involontari di violenza domestica (sia essa fisica, morale, diretta o indiretta) rischiano di sviluppare problematiche di natura psicofisica quali depressione, ansia, stato di impotenza, senso di colpa e talvolta comportamenti autolesionistici oltre alla difficoltà, a lungo termine, di costruire rapporti interpersonali stabili.

Una delle conseguenze più temibili è, inoltre, la possibilità di emulazione: la casistica ha infatti dimostrato che spesso il minore che abitualmente ha assistito ad episodi di violenza ed abusi domestici, sviluppa una maggiore tendenza ad emulare tali comportamenti o – viceversa – a subirli senza opporsi.

Per tali ragioni la violenza assistita è stata ormai riconosciuta (sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista giuridico) come una vera e propria forma di “abuso” ai danni dei minori.

Dal punto di vista giuridico va evidenziato che l’art.572 del c.p. (in tema di maltrattamenti contro familiari o conviventi) prevede espressamente l’aggravante del fatto commesso “in presenza o in danno di persona minore”. Parimenti l’art.61 comma 1 n.11-quinquies del c.p. prevede la circostanza aggravante dell’avere commesso il fatto in presenza o in danno di minore” nei delitti contro la vita e l’incolumità individuale (per completezza di esposizione precisiamo che le stesse disposizioni si applicano ai casi in cui il fatto è commesso in presenza o in danno di persona in stato di gravidanza).

La Corte di Cassazione ha poi chiarito che la locuzione “in presenza di minore” di cui all’art.61 comma 1 n.11-quinquies c.p. non vada intesa in senso letterale di talchè, per la configurabilità del reato, non è richiesta la materiale presenza del minore ma è sufficiente che il minore abbia avuto la consapevolezza e la percezione delle violenze perpetrate ai danni di soggetti appartenenti al nucleo familiare (sentenza n.1232/2017).

Di recente con riferimento proprio al reato di maltrattamenti in famiglia di cui all’art. 572 c.p. la Cassazione  ha precisato che il delitto possa configurarsi in tutte quelle condotte violente che coinvolgano in modo anche indiretto il minore che diviene quindi, suo malgrado, spettatore delle azioni vessatorie e violente indirizzate ad un familiare.

La violenza domestica e l’affido dei minori in caso di separazione

Inevitabilmente il tema si inserisce nelle problematiche relative all’affido dei figli minori in ipotesi di separazione tra i coniugi.

Se infatti l’affidamento dei minori è di regola “condiviso” è chiaro che in presenza di conclamati episodi di violenza domestica, il regime dell’affido esclusivo possa e debba anzi essere derogato in favore dell’affido esclusivo in tutti i casi in cui si ravvisino episodi di violenza domestica che possano nuocere al benessere psico fisico del minore, disponendo un affido esclusivo in favore del genitore vittima di maltrattamenti che dimostri idonea capacità genitoriale.

La violenza assistita rientra, infatti, a pieno titolo tra i requisiti che consentono di derogare al principio dell’affido condiviso in favore dell’affido esclusivo, in quanto ritenuto maggiormente corrispondente ai bisogni del minore.

In tal senso si espressa la Suprema Corte di Cassazione Civile la quale, con sentenza n. 18559/16, ha precisato che la bigenitorialità “va intesa in funzione del soddisfacimento delle sue oggettive, fondamentali e imprescindibili esigenze di cura, mantenimento, educazione, istruzione, assistenza morale e di sana ed equilibrata crescita psicologica, morale e materiale. Pertanto, in caso di grave conflittualità tra i genitori, certificata dalla commissione dei reati di maltrattamenti commessi da uno a danno dell’altro, cui ha assistito il figlio, destinati a riflettersi su sentimenti ed equilibri affettivi, personali e familiari, l’affidamento condiviso può non corrispondere all’interesse del minore”.

In conclusione quindi va ribadito che la violenza assistita, fenomeno troppo a lungo sommerso e trascurato, rappresenta oggi una vera e propria forma di maltrattamento e di abuso minorile  tra le più subdole e traumatiche  che lede il diritto del minore a crescere in un ambiente sano e sereno quale deve essere il contesto familiare.

Cosa fare nei casi di violenza assistita e come proteggere le vittime

In primo luogo occorre non sottovalutare mai episodi (anche sporadici) di maltrattamenti, abusi e violenza domestica: la prima regola è dunque aumentare la consapevolezza delle conseguenze della violenza assistita in danno dei minori, preservandoli dagli effetti negativi che essa produce su di loro.

Se si è quindi vittime o testimoni di violenza domestica è opportuno contattare tempestivamente le forze dell’ordine, affidarsi a centri di supporto ed assistenza specializzati presenti sul territorio nazionale e rivolgersi all’occorrenza a professionisti che possano gestire le criticità familiari prima che possano produrre danni irrimediabili.

Avv. Daniela Giuliani
Avv. Daniela Giuliani

L'Avv. Daniela Giuliani dirige la sede di Roma di AMA (Avvocati Matrimonialisti Associati). Se desideri ulteriori approfondimenti su quest'articolo, puoi contattarla compilando il modulo di contatto che trovi in questa pagina.

Articoli: 52

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *